Beniamino e Natalia Tulasiewicz - Studi, musica e cultura

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Beniamino e Natalia Tulasiewicz

STORIA ALTERNATIVA 2
LA STORIA ALTERNATIVA*:
SAN BENIAMINO (... - 420)
NATALIA TULASIEWICZ  1906 - 1945)
FAVOLE O STORIA?



Beniamino visse in Persia verso nel 400. Anche il Re persiano Isdeberge, adoratore del fuoco e del sole, perseguitava i Cristiani, e il diacono Beniamino fu da lui tenuto in carcere per due anni. Doveva essere un personaggio importante, anzi addirittura popolare, perché l'ambasciatore dell'Imperatore romano Teodosio (379-395), che negoziava un trattato di pace con il Re persiano, pose tra le condizioni anche quella di liberare l'illustre prigioniero.

            - Il Re Isdeberge, a sua volta, fece una controproposta: avrebbe liberato il diacono Beniamino se questi si fosse impegnato a cessare del tutto la sua opera di predicazione.
 
           
 Vale la pena di riportare la risposta di Beniamino: « Non posso chiudere agli uomini le fonti della Grazia del mio Dio, disse Beniamino. Finché sarà in mio potere, illuminerò coloro che sono ciechi, mostrando loro la luce della verità. Non farlo, sarebbe incorrere nei castighi riserbati a coloro che nascondono i talenti del loro padrone ».

            Si riferiva alla parabola evangelica del padrone che dà ai suoi servi i talenti d'oro, e al suo ritorno punisce quei servi che, oziosi e timorosi, li hanno nascosti, per paura di perderli, invece di metterli a frutto e di commerciarli fra gli uomini.

            E in queste parole precise e decise, egli tracciava la linea di condotta di ogni cristiano, che non è solo depositario e custode dell'oro della verità, ma deve metterlo a frutto, donarlo al prossimo, insegnando e illuminando.
 
            Fu liberato per la pressione dell'ambasciatore romano, ma il re
            persiano, libero dalla parola data, poté di nuovo catturarlo, e gl'impose di rinnegare la fede, sacrificando al simulacro del sole. Beniamino evidentemente si rifiutò.
            Fu così ucciso dopo lunghe torture.




 
            - Natalia Tulasiewicz fu. Insegnante laica nella città di Poznan, fu un’insolita animatrice dell’apostolato dei laici.
            - Durante l’occupazione militare della sua patria da parte del regime nazista tedesco, questa coraggiosa donna partita liberamente per il Terzo Reich, insieme con le donne condannate ai lavori forzati, al fine di portare loro un sollievo spirituale.
            - Quando nel 1944 la Gestapo scoprì la sua indesiderata presenza, la arrestò. Torturata ed umiliata in pubblico, venne infine condannata a morte nel campo di Rawensbrück, nei pressi di Brandeburgo. Il Venerdì Santo del '45, raccogliendo le poche forze rimastele, salì sulla panca della baracca e ricordò la passione e la risurrezione del Signore.
            - Due giorni dopo venne trasportata nella camera a gas ove morì. Era il giorno di Pasqua.

MATTEO 25, 14-30
 Avverrà come di un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni.  A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, a ciascuno secondo la sua capacità, e partì.  Colui che aveva ricevuto cinque talenti, andò subito a impiegarli e ne guadagnò altri cinque.  Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due.  Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone.  Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò, e volle regolare i conti con loro.  Colui che aveva ricevuto cinque talenti, ne presentò altri cinque, dicendo: Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque.  Bene, servo buono e fedele, gli disse il suo padrone, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone. Presentatosi poi colui che aveva ricevuto due talenti, disse: Signore, mi hai consegnato due talenti; vedi, ne ho guadagnati altri due.  Bene, servo buono e fedele, gli rispose il padrone, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone.  Venuto infine colui che aveva ricevuto un solo talento, disse: Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso;  per paura andai a nascondere il tuo talento sotterra; ecco qui il tuo.  Il padrone gli rispose: Servo malvagio e infingardo, sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso;  avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l'interesse.  Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti.   E il servo fannullone gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti.

*La Parola di Dio non si risolve in astrattismi fideistici inconcludenti; né nella vaghezza dell'approssimazione; e neppure nelle lotte ecclesiali che ripetono le divisioni del Secolo; e neanche nell'arte, per quanto alto possa esserne il livello, perché la Parola ha una valenza morale, non estetica. La Parola non è soggetta alla moda, né al senso comune, neppure ai piaceri psicologici o intelletivi, o della carne; non ha bisogno di un palcoscenico, né della politica, né dei sindacati, dei dei ricchi e neppure dei poveri... La Parola semplicemente "E'" e non può non essere: tocca all'uomo conoscerla, innanzi tutto, poi decidere se seguirla o ignorarla. Sì perché la Bibbia ci insegna a vivere, non solo per una promessa escatologica di un paradiso lontano, ma già in questa dimensione che è il nostro quotidiano, se vivere in un inferno o cominciare a provare la gioia e la serenità di cui essa solo è garante.

 
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