- 1811: è sacerdote.
- 1816: si laurea in teologia. Predica, confessa, si dona ai poveri.
- 1827: è chiamato per amministrare i sacramenti a una donna in fin di vita, respinta dagli ospedali della città. Per evitare il ripetersi di simili tragedie umane, decide di impegnarsi a soccorrere e assistere le persone abbandonate e prende in affitto alcune stanze non lontano dalla chiesa del Corpus Domini dove è canonico; alcune donne aiutano il Santo in quest'opera.
- 1832:affittò uno stabile nella zona di Valdocco trasportandovi, su un carretto tirato da un asino, un giovane colpito da cancrena. In pochi mesi fu necessario acquistare un secondo stabile: cominciava così l’opera che il Santo intitolò “Piccola Casa della Divina Provvidenza”, che nel corso di un decennio fu ampliata con nuove sezioni (definite “famiglie”) destinate a malati acuti e cronici, bambini orfani, invalidi (mutilati, paralitici, rachitici), vecchi inabili, sordomuti, non vedenti, epilettici, scrofolosi, cerebrolesi. In più c’era una scuola materna e primaria per bambini poveri e col tempo venne costruita anche una chiesa.
Per reperire i mezzi necessari al mantenimento di queste opere, il fondatore faceva affidamento unicamente sulla Provvidenza: se mancavano i soldi per la spesa e i creditori incalzavano, il santo invitava a pregare... Le cronache parlano di veri e propri miracoli verificatisi più volte in
circostanze particolarmente critiche.
Poiché il Santo mirava anche alla cura spirituale dei malati, nacquero i preti della SS.ma Trinità, i Fratelli laici di San Vincenzo per l’assistenza agli uomini, il piccolo seminario dei Tommasini (aspiranti al sacerdozio) e diverse comunità femminili (le suore della Divina Pastora, le Carmelitane Scalze, le Suore dei Suffragio, le Penitenti di S. Taide e le Suore della Pietà). Nella vita della “Piccola Casa” un posto centrale avevano i Sacramenti e la preghiera: «Non lasciate mai», ripeteva a tutti sovente, «a qualunque costo la comunione quotidiana! Ciò che tiene in piedi la Piccola Casa sono le preghiere e la comunione».
- 1842: Si ammala di tifo e capisce che i suo giorni sono contati. Si distacca allora volontariamente dalle opere che aveva compiuto per Dio e conclude il suo cammino di fede e di vita nella casa di suo fratello Luigi a Chieri, in provincia di Torino.
Carlo Alberto, nell’apprendere la notizia, esclamò: «Ho perduto un grande amico».
Giuseppe Cottolengo vive tra difficoltà e ostacoli ma non dimentica mai di trattare i poveri con grande rispetto e stima, rivelando speciale affetto per i più indifesi. In tutti i modi possibili al suo tempo, opera per tutelare la loro dignità di essere umani. Con tratti profondamente paterni, con loro si mostra gioioso, pieno di iniziative, rispettoso della loro personalità e dei loro gusti.
LA PAROLA DELLA BIBBIA
Ecclesiaste 9,15
Si trovava però in essa un uomo povero ma saggio, il quale con la sua sapienza salvò la città; eppure nessuno si ricordò di quest'uomo povero.
Deuteronomio 24,17-21
Non lederai il diritto dello straniero e dell'orfano e non prenderai in pegno la veste della vedova,Quando, facendo la mietitura nel tuo campo, vi avrai dimenticato qualche mannello, non tornerai indietro a prenderlo; sarà per il forestiero, per l'orfano e per la vedova, perché il Signore tuo Dio ti benedica in ogni lavoro delle tue mani.
Quando bacchierai i tuoi ulivi, non tornerai indietro a ripassare i rami: saranno per il forestiero, per l'orfano e per la vedova.
Quando vendemmierai la tua vigna, non tornerai indietro a racimolare: sarà per il forestiero, per l'orfano e per la vedova.
Deuteronomio 26,12
Quando avrai finito di prelevare tutte le decime delle tue entrate, il terzo anno, l'anno delle decime, e le avrai date al levita, al forestiero, all'orfano e alla vedova perché ne mangino nelle tue città e ne siano sazi...
Tobia 4,7-11
Dei tuoi beni fa' elemosina. Non distogliere mai lo sguardo dal povero, così non si leverà da te lo sguardo di Dio.
La tua elemosina sia proporzionata ai beni che possiedi: se hai molto, da' molto; se poco, non esitare a dare secondo quel poco.
poiché l'elemosina libera dalla morte e salva dall'andare tra le tenebre.
Per tutti quelli che la compiono, l'elemosina è un dono prezioso davanti all'Altissimo.
Siracide 7,10
Non mancar di fiducia nella tua preghiera e non trascurare di fare elemosina.
Matteo 6,2-4
Quando dunque fai l'elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade per essere lodati dagli uomini. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa.
Quando invece tu fai l'elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra,
perché la tua elemosina resti segreta; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
Proverbi 8,12
Io, la Sapienza, possiedo la prudenza e ho la scienza e la riflessione.
Proverbi 23,23
Acquista il vero bene e non cederlo, la sapienza, l'istruzione e l'intelligenza.
Proverbi 24,3
Con la sapienza si costruisce la casa e con la prudenza la si rende salda.
Luca 14,28
Chi di voi, volendo costruire una torre, non si siede prima a calcolarne la spesa, se ha i mezzi per portarla a compimento.
*La Parola di Dio non si risolve in astrattismi fideistici inconcludenti; né nella vaghezza dell'approssimazione; e neppure nelle lotte ecclesiali che ripetono le divisioni del Secolo; e neanche nell'arte, per quanto alto possa esserne il livello, perché la Parola ha una valenza morale, non estetica. La Parola non è soggetta alla moda, né al senso comune, neppure ai piaceri psicologici o intelletivi, o della carne; non ha bisogno di un palcoscenico, né della politica, né dei sindacati, dei dei ricchi e neppure dei poveri... La Parola semplicemente "è" e non può non essere: tocca all'uomo conoscerla, innanzi tutto, poi decidere se seguirla o ignorarla. Sì perché la Bibbia ci insegna a vivere, non solo per una promessa escatologica di un paradiso lontano, ma già in questa dimensione che è il nostro quotidiano, se vivere in un inferno o cominciare a provare la gioia e la serenità di cui essa solo è garante.