- Qui fondò missioni, stazioni, case... Ordinò vescovi e sacerdoti; formò la gioventù; curò i malati; imparò la lingua, tradusse, scrisse, catechizzò; soffrì l'assenza di Roma; patì le persecuzioni; compone l'alfabeto dei Galli.
Ispira altri missionari: san Daniele Comboni (1831-1881) e il beato Giuseppe Allamano I.M.C. (1851-1926).
Fa lo stampatore, il sarto, il ciabattino, tutti i mestieri sono suoi e, dopo aver lavorato come un martire, arriva la fame: «Qui il Vescovo si chiama Guglielmo, Guglielmo il segretario, Guglielmo si chiamano tutti i curialisti, Guglielmo il medico, il maestro di scuola; non basta: Guglielmo è il muratore, il sarto, il falegname, il fabbro ferraio con tutto il resto…».
Infine dai potenti è esiliato e ritorna in patria.
E’ un problema reale, o è uno pseudo problema?
Secondo me, è un problema reale se un mio ex-alunno del liceo, ora universitario, mi è venuto a trovare e mi ha confessato il suo totale agnosticismo (recandomi un immenso dolore), motivato anche dalle prediche contraddittorie di molti preti. Nella sua parrocchia, infatti, si predica la prima tesi: Siamo tutti figli di Dio; in un santuario vicino, con un’irruenza abbastanza surreale, si predica il contrario.
Che cosa dicono i Testi Sacri?
In Giobbe scopriamo che i Figli di Dio sono innanzi tutto le Creature Angeliche, da cui è escluso però Satana, non enumerato tra i Figli di Dio:
Un giorno, i figli di Dio andarono a presentarsi davanti al Signore e anche Satana andò in mezzo a loro.
(Giobbe 1,6)
In Giovanni 1,12, lo spartiacque tra gli uomini sembra abbastanza evidente:
A quanti però l'hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome…
E Marco 16,16, è ancora più categorico:
Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato.
Paolo conferma in Galati 3,26:
Tutti voi, infatti, siete figli di Dio per la fede in Cristo Gesù…
E Giovanni in 1,3,1, ripete lo stesso pensiero:
Quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente! La ragione per cui il mondo non ci conosce è perché non ha conosciuto lui.
Eppure in altri passi leggiamo:
Ma il dono di grazia non è come la caduta: se, infatti, per la caduta di uno solo morirono tutti, molto di più la grazia di Dio e il dono concesso in grazia di un solo uomo, Gesù Cristo, si sono riversati in abbondanza su tutti gli uomini. (Rom. 5,15)
Come dunque per la colpa di uno solo si è riversata su tutti gli uomini la condanna, così anche per l'opera di giustizia di uno solo si riversa su tutti gli uomini la giustificazione che dà vita. (Rom. 5,18)
…il quale vuole che tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità. (1Tim. 2,4)
È apparsa, infatti, la grazia di Dio, apportatrice di salvezza per tutti gli uomini… (1Tim. 2,4)
I Testi Sacri entrano forse in contraddizione? Allora c’è chi tace i passi non graditi ed enfatizza gli altri... Il primo pulpito così potrà predicare che senza adesione alla Buona Novella, non c’è figliolanza; il secondo chiamerà in causa l’infinita Misericordia Divina nel cui nome tutti sono assolti: tutti fratelli, tutti salvati, tutti in paradiso! Su queste banalità naufraga il Messaggio Evangelico decapitato, che diventa sempre meno credibile non per se stesso ma per le parole di chi lo annuncia.
Proviamo a usare invece la Ragione e chiamiamo in aiuto Aristotele e Tommaso, qui non c’è bisogno neppure di scomodare le altezze dell’Intelletto:
E’ la dottrina aristotelica del Divenire, che distingue l’essere in potenza dall’essere in atto, adottata anche per spiegare il no assoluto all’aborto (un insieme di cellule, anche se ordinato nel feto, non è un essere umano in atto, ma lo è in potenza e quindi non può essere soppresso).
Tutti gli uomini sono dunque figli di Dio potenzialmente; in atto lo sono solo i battezzati che hanno accolto il Cristo con un atto di fede operosa. Si è risolta così l’apparente contraddizione esasperata da predicatori impreparati, ma sarebbe troppo comodo fermarsi qui dopo aver ostentato un po’ di cultura su dotti sofismi. L’appendice è la parte più interessante perché diventa operativa con dei precisi doveri da parte del cristiano dormiglione. Aristotele e Tommaso continuano così: il seme, ad esempio, come essere in potenza è pianta, ma perché questa potenza diventi essere in atto sono necessari degli atti esterni, altrimenti la potenzialità non si attualizzerà mai. Nel caso del seme gli atti esterni sono la terra, l’acqua, la luce, perché un seme lasciato al buio su un tavolo non potrà mai diventare pianta. Nel caso invece di una figliolanza potenziale cui partecipano tutti gli uomini (perché, piaccia o no, si riversa su tutti gli uomini la giustificazione che dà vita), quali saranno gli atti necessari che permettono a ogni uomo di attualizzare la sua potenzialità di figlio?
Come sarà possibile a un ateo, a un animista, a un buddista, a un mussulmano diventare figlio di Dio in atto? La strada straordinaria è il miracolo… L’esperienza di Saul però non si può generalizzare, e allora? E allora, è l’invito rivolto a tutti i cristiani: Andate e predicate! (non solo però nei pollai!). Chissà perché si cita sempre il Vangelo per rivendicare certi diritti sociali e si dimentica questo comandamento così essenziale e così semplice! Non basta però, si converte anche e soprattutto con l’esempio (madre Teresa) che parte da Cristo, si riversa sugli Apostoli che richiamano alla santità le Chiese con lo stesso esempio, che infine deve essere testimoniato dai cristiani per aprirsi a tutto il mondo.
Si capisce allora quanto siano farisaiche le due posizioni precedenti: in un caso, se tutti sono già figli di Dio, perché mai dovrei preoccuparmi della loro conversione? Nell’altro, facendo dipendere la figliolanza dall’adesione al Cristo, mi torna comodo giudicare chi non aderisce e riversare sullo stesso la sua poca fede. Io in ogni caso ne esco giustificato.
Con una semplice riflessione affidata alla Ragione sulle parole della Bibbia, scopro invece che io sono quell’atto indispensabile perché il mio potenziale fratello lo diventi anche lui in atto e affinché il riscatto di Cristo possa arrivare a tutti i suoi figli non solo potenzialmente. Da una Teologia Ispirata biblica siamo passati così, con l’aiuto della filosofia e con estrema naturalezza a una Teologia Morale e Pastorale che ci impegna tutti come singoli ma soprattutto come comunità. Diventa evidente come sia più utile a questo punto, smontare le barricate tra i pollai, smettere di confondere i fedeli e ricordare alle comunità cristiane quali siano nella pratica quotidiana i loro doveri essenziali, offrendo per primi l’esempio.
*La Parola di Dio non si risolve in astrattismi fideistici inconcludenti; né nella vaghezza dell'approssimazione; e neppure nelle lotte ecclesiali che ripetono le divisioni del Secolo; e neanche nell'arte, per quanto alto possa esserne il livello, perché la Parola ha una valenza morale, non estetica. La Parola non è soggetta alla moda, né al senso comune, neppure ai piaceri psicologici o intelletivi, o della carne; non ha bisogno di un palcoscenico, né della politica, né dei sindacati, dei dei ricchi e neppure dei poveri... La Parola semplicemente "è" e non può non essere: tocca all'uomo conoscerla, innanzi tutto, poi decidere se seguirla o ignorarla. Sì perché la Bibbia ci insegna a vivere, non solo per una promessa escatologica di un paradiso lontano, ma già in questa dimensione che è il nostro quotidiano, se vivere in un inferno o cominciare a provare la gioia e la serenità di cui essa solo è garante.