- Figlia di uno stimato giurista bolognese, sui nove anni deve trasferirsi con la famiglia a Ferrara: suo padre va al servizio di Niccolò III d’Este.
- Caterina va agli studi, si appassiona di musica e pittura, di poesia (anche latina, presto). Ma d’un colpo tutto finisce, sui suoi 14 anni: le muore il padre, la madre si risposa, è una sua gravissima crisi interiore: una “notte dello spirito” che dura cinque anni.
- E allora entra nel monastero del Corpus Domini delle francescane fondate da santa Chiara e diventa lavandaia, cucitrice, fornaia, dipinge, fa le pulizie, scrive versi in italiano e in latino, scrive preghiere e canti nuovi.
- Con lei il monastero è un mondo di preghiera e gioia, silenzio e gioia, fatica e gioia. Diventa famoso, tanto che ne vogliono uno così anche a Bologna, dove va a fondarlo appunto Caterina, come badessa. Anche questo monastero s’intitola al Corpus Domini.
- Caterina compone testi di formazione e di devozione, e poi un racconto in latino della Passione (cinquemila versi), un breviario bilingue. Intorno a lei comincia a formarsi un clima di continuo miracolo.
- E' straordinario il dono di trasformare la penitenza in gioia, l’obbedienza in scelta. C’è in lei una capacità di convincimento enorme. Garantisce lei che la perfezione è per tutti: alla portata di chiunque la voglia davvero.
- Già in vita l’hanno chiamata santa. E tale sarà dopo la sua morte. Per più di settant’anni, le unghie e i capelli crebbero come quelli di una persona viva ed erano regolarmente tagliati dalle monache addette. Ancora oggi, il corpo della santa trasuda un liquido trasparente che imbeve le vesti; perciò le suore devono cambiarla periodicamente e prendersi cura di lei. Esso però rimane intatto.
Luca18,28-30
Pietro allora disse: «Noi abbiamo lasciato tutte le nostre cose e ti abbiamo seguito». Ed egli rispose: «In verità vi dico, non c'è nessuno che abbia lasciato casa o moglie o fratelli o genitori o figli per il regno di Dio, che non riceva molto di più nel tempo presente e la vita eterna nel tempo che verrà».
1 Corinzi 54-56
Quando poi questo corpo corruttibile si sarà vestito d'incorruttibilità e questo corpo mortale d'immortalità, si compirà la parola della Scrittura: La morte è stata ingoiata per la vittoria. Dov'è, o morte, la tua vittoria? Dov'è, o morte, il tuo pungiglione? Il pungiglione della morte è il peccato.
*La Parola di Dio non si risolve in astrattismi fideistici inconcludenti; né nella vaghezza dell'approssimazione; e neppure nelle lotte ecclesiali che ripetono le divisioni del Secolo; e neanche nell'arte, per quanto alto possa esserne il livello, perché la Parola ha una valenza morale, non estetica. La Parola non è soggetta alla moda, né al senso comune, neppure ai piaceri psicologici o intelletivi, o della carne; non ha bisogno di un palcoscenico, né della politica, né dei sindacati, dei dei ricchi e neppure dei poveri... La Parola semplicemente "E'" e non può non essere: tocca all'uomo conoscerla, innanzi tutto, poi decidere se seguirla o ignorarla. Sì perché la Bibbia ci insegna a vivere, non solo per una promessa escatologica di un paradiso lontano, ma già in questa dimensione che è il nostro quotidiano, se vivere in un inferno o cominciare a provare la gioia e la serenità di cui essa solo è garante.